La storia del Portogallo si identifica con la storia della penisola iberica fino al 1095, quando Enrico di Borgogna ricevette da Alfonso VI di Castiglia e Leon la contea del Portogallo. Nel 1143 suo figlio Alfonso Henriques fu proclamato re; la conquista di nuovi territori, durata fino al 1297, portò il Portogallo ai confini attuali. Dal XIV secolo inizia l'espansione coloniale: i Portoghesi si impadroniscono di Madera, delle Isole Azzorre, di quelle del Capo Verde, del Congo, fino alla scoperta del Brasile da parte Pedro Alvarez Cabral. Con la sconfitta Alcazarquivir del 1578, il Portogallo fu sottomesso dalla Spagna, ma nel 1640 riconquistò la sua indipendenza. In lotta con gli Olandesi, impadronitisi delle sue colonie il paese fu nuovamente invaso dagli Spagnoli e dai Francesi. Liberato nel 1811, perse la colonia del Brasile nel 1822 e nel 1883 fu inagurato un regime costituzionale. La deposizione di Manuel II di Braganza segnò l'inizio del regime repubblicano, la cui vita agitata si chiuse con l'avvento della dittatura di Antonio de Oliveira Salazar nel 1928. Neutrale durante la seconda guerra mondiale, negli anni Sessanta dovette affrontare la ribellione delle colonie d'oltremare. Nel 1968 Marcelo Caetano sostituì Salazar e continuò la sua politica repressiva ma, deposto da un movimento di ufficiali progressisti dell'esercito, fu sostituito da una giunta militare. Con il potere dei socialisti, che riportarono al potere Soarez, furono avviati i negoziati per l'ingresso del Portogallo nell'Unione Europea avvenuta nel 1993.

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