Costituito alla fine della I guerra mondiale, il nuovo stato fu riconosciuto dall’Intesa e nel 1924 si alleò con la Francia. Il problema delle minoranze, prima non avvertito, si fece grave quando la Germania, dopo l’avvento del nazionalsocialismo, incoraggiò la formazione del Partito dei “Tedeschi dei Sudeti”. Nel ’39, in aperta violazione del patto di Monaco, le truppe Tedesche invadevano il paese: la Slovacchia si staccava e formava uno stato apparentemente autonomo, mentre Boemia e Moravia costituivano un protettorato del Reich germanico. Alla fine della II guerra mondiale, la Cecoslovacchia ritornò indipendente sotto la presidenza di Benes, e riebbe i territori prebellici, salvo la Rutenia, ceduta all’URSS. La divisione dell’Europa in due blocchi politici, portava, dopo il ’48, ad un regime socialcomunista e a stetti legami politico-economici con l’URSS, che tuttavia subirono una grave crisi nel ’68, quando la Cecoslovacchia fu invasa dagli eserciti dell’URSS e di altri paesi del patto di Varsavia, in seguito ad un tentativo di riprendere gran parte della propria autonomia. Nel 1969 divenne presidente Gustav Husák, che cancellò le riforme introdotte dal precedente regime, tranne quella che introduceva lo stato federale, e il paese tornò ad essere uno stato comunista. Nel 1990 si tennero le prime elezioni libere dal 1946. La disparità di sviluppo economico favorì il riemergere degli antichi contrasti tra cechi e slovacchi, sfociati nel 1993 nella nascita della Repubblica Ceca e della Slovacchia.

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