(Phnom Penh 1922), re della Cambogia, primo ministro e capo dello stato. Salito al trono alla morte del nonno, nel 1941, si recò volontariamente in esilio nel 1953 per protestare contro il colonialismo francese in Cambogia. Tornato in patria alla proclamazione dell'indipendenza avvenuta nel 1954, abdicò dopo un anno in favore del padre, assumendo però, entro il nuovo sistema costituzionale, prima la carica di primo ministro, poi quella di capo dello stato. Durante la guerra del Vietnam mantenne una posizione di neutralità quando le forze armate di entrambi i fronti violarono il territorio cambogiano. Deposto dal generale Lon Nol nel 1970con un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti, Sihanouk si rifugiò in Cina, dove costituì il Fronte di unità nazionale della Cambogia. Alleatosi con le formazioni comuniste dei Khmer Rossi, contribuì alla loro vittoria nella guerra civile contro il regime di Lon Nol, alla caduta del quale fece ritorno in patria per essere nuovamente proclamato capo dello stato. Entrato in rotta con il primo ministro Pol Pot, abbandonò la carica nel 1976 per protestare contro la brutalità del nuovo regime comunista e fu imprigionato, potendosi recare liberamente in esilio solo nel 1979, prima in Cina, poi nella Corea del Nord. Dopo l'invasione vietnamita, Sihanouk presiedette il governo in esilio, e nel 1982 tornò a formare un fronte comune con i Khmer Rossi e le altre forze della resistenza cambogiana. Tornato in patria nel 1991 come presidente del Consiglio nazionale supremo, nel giugno del 1993 si fece promotore di un accordo tra i maggiori partiti per una cooperazione nella gestione del potere. Il 24 settembre venne nuovamente proclamato re, cercando da allora di governare la Cambogia nonostante l'opposizione armata dei Khmer Rossi, dichiarati ufficialmente fuori legge nel luglio del 1994.