Il Bangladesh raggiunse ufficialmente l'indipendenza nel 1971; il primo governo indipendente fu costituito nel gennaio 1972, con l'elezione a primo ministro di Mujibur Rahman, che avviò la ricostruzione del paese sconvolto dalla guerra e lanciò un vasto programma di nazionalizzazioni. Colpito nel 1974 da una gravissima inondazione, il paese ripiombò nell’instabilità politica, giungendo allo scontro civile. Agli inizi del 1975 Mujib abolì il Parlamento, si proclamò presidente e concentrò nelle sue mani tutti i poteri, ma nello stesso anno venne ucciso nel corso di un colpo di stato. Dopo un breve periodo di relativa stabilità e di ripresa economica, si verificarono di nuovo violenti disordini: nel 1982 l’esercito prese il potere, il generale Hussein Muhammad Ershad assunse la presidenza e instaurò un regime violento e corrotto. Nel 1990, in seguito a sollevazioni popolari, Ershad fu costretto a dimettersi e l'elezione a primo ministro di Begum Khaleda Zia, sancì il ritorno a un sistema parlamentare. Nel 1994 i deputati dei partiti dell'opposizione si dimisero in massa, provocando una grave crisi politica; dopo due anni di scioperi contro il governo, le elezioni del 1996 videro l'affermazione della Lega Awami. Nel 1997 iniziò nel paese una revisione storica, il cui intento volle essere quello di favorire la pacificazione. Nell’aprile del 2001 salì la tensione con l’India; nel settembre 2002 venne eletto presidente del Bangladesh Iajuddin Ahmed: l’impegno preso dal governo per combattere la criminalità interna stenta tuttora a dare esiti positivi.

Vedi l'intera "collezione".
Ritorna "Indietro".