Già dal 2001 erano sorte voci, poi smentite, su un ipotetico contratto tra la Banca Centrale Europea e la Hitachi per l'inserimento di chip RFID (Radio Frequency Identification Systems) all'interno delle banconote euro. La Tecnologia RFID trasmette dati, senza collegamento fisico, tra un oggetto fornito di TAG e un corrispondente lettore, che alimenta il primo attraverso onde radio ad una determinata frequenza. I vantaggi recati da un simile sistema rispetto a quelli tradizionali sono numerosi. Principalmente la tecnologia RFID elimina il contatto fisico diminuendo l'usura e l'oggetto dotato di TAG non deve essere necessariamente visibile, in senso ottico, dal sistema di lettura poichè è importante esclusivamente che il tutto si sviluppi all'interno del campo di azione. In secondo luogo è adattabile a realtà diverse come, di differente tipo, sono gli impianti per la lettura o la scrittura (fissi, mobili e portatili). Infine, le trasmissioni di lettura e scrittura sono velocizzate e possono avvenire in qualsiasi condizione ambientale dal momento che tale sistema è indifferente all'assenza di luce, agli ambienti sporchi ed ad alte o basse temperature. Le conseguenze di un' evoluzione del genere in campo monetario, quindi, sarebbero di facile intuizione. Scanner appositi, individuando la presenza di denaro in transito presso aereoporti e stazioni, potrebbero senza dubbio ostacolare l'operato di organizzazioni malavitose intente a spostare grandi quantità di denaro contante da un posto ad un altro. Non solo. La tecnologia RFID renderebbe vita difficile anche ai contraffattori e potrebbe porre fine all'anonimato dietro cui si celano transazioni economiche dubbie. Ma almeno per adesso e per uno dei massimi esperti italiani del settore, Corrado Patierno, gli europei non dovranno temere per la loro privacy e che l'euro sia sottoposto a controlli via RFID. Le ragioni sono più di una. Secondo il Patierno, infatti, i costi per un sistema tecnologicamente avanzato come quello RFID, in riferimento alle banconote euro, sarebbero troppo elevati. Il rapporto costo benefici, quindi, risulterebbe non conveniente. Volendo poi inserire chip economici nelle banconote, dai 20 ai 25 centesimi di euro, il progetto finirebbe per essere ugualmente non fattibile perché chip del genere, destinati ad essere scadenti, dovrebbero avere almeno una lunghezza ed una larghezza di 2mm ed uno spessore di 0,2mm. Dimensioni troppo grandi per non essere notate e viste su una banconota.
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